Alpini Ortigara E Dintorni
Alpini Ortigara E Dintorni
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Asiago, 13-14 maggio 2006: dopo 86 anni, l’adunata nazionale degli alpini torna sui luoghi che, meno di due anni dopo la fine della Grande guerra, nel settembre 1920, la videro nascere. Così, dopo un lungo pellegrinaggio ai quattro angoli dell’Italia, l’adunata ritorna per la sua 79ª edizione sui suoi luoghi più sacri: il monte Ortigara, teatro nel giugno 1917 di uno spaventoso massacro di alpini, e l’altipiano di Asiago che sta ai suoi piedi. Un fotografo, Enzo Rela, asiaghese e quindi alpino come tutti gli asiaghesi, si fa strada da solo nel grande fiume in piena dell’adunata. Con spirito, con discrezione, con sensibilità, va alla ricerca di un sorriso, di un attimo fuggente, di un’espressione autentica. Gli fa eco uno scrittore famoso, Mario Rigoni Stern, alpino e asiaghese anche lui, indimenticabile memorialista di guerra. Ne viene fuori una sorta di diario intimo in cui due voci diverse, quella del fotografo e quella dello scrittore, si mettono in sintonia affrontando la commozione propria dei campi di battaglia come la gran baraonda della festa, fino a trovare un equilibrio difficile, eppure pressoché perfetto.
Asiago, 13-14 maggio 2006: dopo 86 anni, l’adunata nazionale degli alpini torna sui luoghi che, meno di due anni dopo la fine della Grande guerra, nel settembre 1920, la videro nascere. Così, dopo un lungo pellegrinaggio ai quattro angoli dell’Italia, l’adunata ritorna per la sua 79ª edizione sui suoi luoghi più sacri: il monte Ortigara, teatro nel giugno 1917 di uno spaventoso massacro di alpini, e l’altipiano di Asiago che sta ai suoi piedi. Un fotografo, Enzo Rela, asiaghese e quindi alpino come tutti gli asiaghesi, si fa strada da solo nel grande fiume in piena dell’adunata. Con spirito, con discrezione, con sensibilità, va alla ricerca di un sorriso, di un attimo fuggente, di un’espressione autentica. Gli fa eco uno scrittore famoso, Mario Rigoni Stern, alpino e asiaghese anche lui, indimenticabile memorialista di guerra. Ne viene fuori una sorta di diario intimo in cui due voci diverse, quella del fotografo e quella dello scrittore, si mettono in sintonia affrontando la commozione propria dei campi di battaglia come la gran baraonda della festa, fino a trovare un equilibrio difficile, eppure pressoché perfetto.