Il Contagio
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Sku: PZZLB33895
ISBN: 9788817097000
Titolo: Il Contagio
Autore: Walter Siti
Editore: Rizzoli
Anno: 2017
Pagine: 370
Formato: Rilegato
Il romanzo più estroverso di Walter Siti torna in libreria con un Post scriptum inedito dell’autore. Il romanzo di Walter Siti ora diventa film Se c’è ’na cosa bella, qui alle Torri, è il panorama, Per me ormai Roma è questa, non quella del Pantheon o di piazza Euclide, non i monumenti di gesso che si ammirano dal Gianicolo, né il giro di cupole e campanili che disegnano i gabbiani dalla Terrazza Olivetti. La Roma che per lui era straniera, da volerci quasi il visto per entrarci, è ormai straniera anche per me: non mi restano che le borgate, ma le borgate senz’anima perché l’anima delle borgate era lui. Per gli altri sono “il professore”, detto con stima e ironia – il “buana” bianco che non conosce le usanze, il pollo da spennare, il gay attivo che comunque si inchiappettava uno dei loro, la persona di rispetto a cui chiedere il parere su un’irregolarità amministrativa o informazioni su un episodio storico: tra le identità che ho assunto nel tempo, mi pare una delle più accettabili. Il progetto meno opaco che riesco a formulare è trasferirmi all’estero, in una geografia immaginaria dei paesi in cui mi è stato concesso di far l’amore con Marcello (più o meno come in quei giochi dove si ricostruisce una figura congiungendo i punti con un tratto di penna), mezzo per caso mezzo per volontà, la parte di mondo che mi sarebbe consentita ha ai suoi vertici Chicago e Sharm el-Sheikh, Amsterdam e Abu Dhabi, Rio de Janeiro e Barcellona, Cuba e Berlino – il territorio
Sku: PZZLB33895
ISBN: 9788817097000
Titolo: Il Contagio
Autore: Walter Siti
Editore: Rizzoli
Anno: 2017
Pagine: 370
Formato: Rilegato
Il romanzo più estroverso di Walter Siti torna in libreria con un Post scriptum inedito dell’autore. Il romanzo di Walter Siti ora diventa film Se c’è ’na cosa bella, qui alle Torri, è il panorama, Per me ormai Roma è questa, non quella del Pantheon o di piazza Euclide, non i monumenti di gesso che si ammirano dal Gianicolo, né il giro di cupole e campanili che disegnano i gabbiani dalla Terrazza Olivetti. La Roma che per lui era straniera, da volerci quasi il visto per entrarci, è ormai straniera anche per me: non mi restano che le borgate, ma le borgate senz’anima perché l’anima delle borgate era lui. Per gli altri sono “il professore”, detto con stima e ironia – il “buana” bianco che non conosce le usanze, il pollo da spennare, il gay attivo che comunque si inchiappettava uno dei loro, la persona di rispetto a cui chiedere il parere su un’irregolarità amministrativa o informazioni su un episodio storico: tra le identità che ho assunto nel tempo, mi pare una delle più accettabili. Il progetto meno opaco che riesco a formulare è trasferirmi all’estero, in una geografia immaginaria dei paesi in cui mi è stato concesso di far l’amore con Marcello (più o meno come in quei giochi dove si ricostruisce una figura congiungendo i punti con un tratto di penna), mezzo per caso mezzo per volontà, la parte di mondo che mi sarebbe consentita ha ai suoi vertici Chicago e Sharm el-Sheikh, Amsterdam e Abu Dhabi, Rio de Janeiro e Barcellona, Cuba e Berlino – il territorio